Altro che partita a scacchi, come qualcuno ha scritto! In Spagna sulla cosiddetta indipendenza Catalana si gioca a poker

Il Bluff Catalano sta per essere svelato. Puidgemont, tenta il “parole”, ma ottiene da Rajoy solo un “controparole”, ora deve far vedere le sue carte e non ha neanche una coppia

Letto 5450
Altro che partita a scacchi, come qualcuno ha scritto! In Spagna sulla cosiddetta indipendenza Catalana si gioca a poker

Buona parte delle grandi firme della stampa Italiana all’insorgere della crisi catalana, sono state prodighe di accuse per non averla saputa prevenire, a tutti i soggetti terzi internazionali, a partire dalla sempre colpevole Europa, che in questa questione volevano coinvolgere. E nei confronti ovviamente del premier spagnolo Mariano Rajoy, accusato di irrilevanza politica ed intempestività nell’affrontare la crisi nel suo lento insorgere (la questione dura da anni) e nel non aver fatto concessioni agli indipendentisti, anzi direi meglio, scissionisti catalani.

Nessuno, ma proprio nessuno, di questi soloni, ha pensato a vedere le carte in possesso del giocoliere Puidgemont e dei suoi avventurosi compagni, ossia ad indagare approfonditamente su quali fossero le reali motivazioni e le incoercibili esigenze che si nascondevano dietro questo bisogno di separarsi dalla Spagna, nonostante che, nel referendum confermativo del 1978 della Costituzione, la stessa fosse stata da parte dei Catalani ratificato, a suo tempo, senza eccezioni, perché avevano ottenuto, per la prima volta, una riconosciuta autonomia in molti campi e che altra ne ottennero senza colpo ferire in successive riforme, volute da tutto il paese, senza particolari contestazioni.

Allora che c’era di tanto urgente nella testa di Puidgemont e soci, a parte un’antica rivalità, divenuta oggi di natura strapaesana, nel mondo globalizzato che ci impone semmai l’Unione di tutti gli stati europei in una nuova Europa Federale?

La risposta è, direi, semplice per chi conosca un po’ il mondo e la storia. Puidgemont e soci vogliono potere, denaro e visibilità, e lo fanno soffiando sugli egoismi locali, alimentati con fake in materia di storia ed economia, nonché in materia di relazioni internazionali, per ottenere il consenso dei più ignoranti, litigiosi e rumorosi corregionali.

Come finirà questa vicenda?

Direi che la vicenda è già finita (vedi articolo nel link), in una bolla di sapone, quello che non è ancora stato definito e come ricomporre le cose senza troppo rumore, evitando a ciascuno dei protagonisti di perdere definitivamente la faccia, cosa che, se non fatta con attenzione, potrebbe portare a nuovi scontri di piazza prima dell’epilogo scontato. La Catalogna resta una regione a statuto speciale della Spagna, così come lo era prima.

Quindi tutti questi articoli a “piripicchio” delle nostre grandi firme, ad esempio Cazzullo, che accusavano l’Europa di aver mancato al suo compito, non mediando, fra le due parti, come se si trattasse di due diversi stati legittimamente riconosciuti dalla comunità internazionale, hanno scritto una corbelleria, come corbelleria è pretendere che il premier di qualsiasi nazione, possa ignorare la costituzione nazionale da cui discendono i suoi poteri per trattare di questioni non trattabili, perché chiaramente sancite nella legittima costituzione medesima come tali, con tanto di indicazioni per il caso che quelle disposizioni venissero illegittimamente violate: cosa che è avvenuto col falso referendum se si insistesse a ritenerlo valido.

In Spagna, quindi, non sta succedendo nulla di nuovo. In tutti i paesi d’Europa, ormai, esistono movimenti siffatti, ossia come quello catalano, sostenuti amorevolmente da chi vuole un’Europa debole e disunita, per dominarla politicamente ed economicamente. Fra questi, principalmente, dal satrapo Putin che da questi babbei è generalmente idolatrato. Così è stato per la Gran Bretagna, per l’Olanda, la Francia, la Germania ed oggi lo è per l’Austria.

Bisognerà tener duro ed isolare il contagio con decisione ed abilità, come in pratica ha fatto il sottovalutato Rajoy.

Quanto all’Italia, al centro dello scacchiere europeo anche per motivi storici, i partiti antieuropeisti, più o meno interessati anche al separatismo locale, sono ben 4, tutti supportati da Putin e tutti con un solo possibile nemico, il PD di Renzi.

Li elenco, in ordine di attuale peso elettorale nei sondaggi, anche se sarebbe inutile, sono:

  1. Il M5S, dichiaratamente anti europeo fin dalla sua nascita e dichiaratamente vicino al satrapo russo. A parte questo senza un vero programma di governo;
  2. La Lega di Salvini, storicamente anti europea e favorevole ai separatismi regionali, se non proprio alla secessione, attualmente occupata nel promuovere due referendum autonomisti regionali, il cui obiettivo è ambiguo quasi quanto quello catalano, in Lombardia e Veneto, le due uniche regioni del nord amministrate da loro governatori;
  3. Forza Italia dell’immarcescibile (?!) Silvio Berlusconi, che geniale guitto qual è riesce ad essere nel contempo, convinto democratico, convinto europeista, ma anche alleato di indipendentisti e sovranisti, primatisti, nonché anche amico personale, quasi fraterno, di Putin.
  4. I Fratelli d’Italia guidati dalla Meloni, un movimento confusamente ispirato al fascismo al sovranismo, al primatismo ed a tutti gli ismi che vi possano venire in mente (priapismo incluso). Inutile precisare che un simile movimento non può essere europeista e che sebbene non dichiaratamente fan di Putin, semmai lo sarebbe di Trump, se si potesse impunemente essere suoi fan in questi giorni;

Dobbiamo quindi tenere la barra dritta e combattere contro questa tutt’altro che Santa Alleanza e contrastarla giorno per giorno, fake per fake, battuta virale per battuta virale.

Avanti uniti.

Letto 5450

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Filippo d'Amati

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Aggiornato al 31 marzo 2018

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