Monica Cirinnà contro le falsità e per una giusta legge

In questi due giorni si sono lette ed ascoltate molte affermazioni che lasciano interdetti. Pubblichiamo un approfondimento su alcune delle domande più ricorrenti e su cui si fa maggiore disinformazione

Letto 5372
Monica Cirinnà contro le falsità e per una giusta legge

- Se il PD ha la maggioranza approvi la legge senza altri partiti:

NO, il PD al Senato non ha i numeri per approvare da solo nessuna legge.

E’ per questo che governa con altri partiti. Questi ultimi non avrebbero mai approvato una legge efficace sulle Unioni Civili, motivo per cui i voti di forze che si erano dichiarate favorevoli già in commissione al ddl Cirinnà, sono fondamentali per dare diritti a milioni di persone.

- Il Governo usi la “fiducia”

NO il Governo non può mettere la fiducia.

Quello sulle Unioni Civili è un disegno di legge parlamentare, fatto lavorando insieme e contando sui voti di forze di opposizione, ma su questi temi più progressiste. Sui disegni di legge, non essendo prodotti dal governo in carica (ma dal parlamento appunto), non può essere chiesto un voto di fiducia delle forze che sostengono il governo stesso.

Per chiedere il voto di fiducia, il PD avrebbe dovuto produrre insieme alle forze di governo un decreto di conversione del disegno di legge, ma questo avrebbe significato un inevitabile accordo al ribasso sui diritti delle persone e delle famiglie omogenitoriali.

Stando così le cose, si vuole forse con questo invito annunciare che partiti che non fanno parte della maggioranza voterebbero la fiducia? O, come è più probabile, si sta invece dimostrando che più che l’approvazione di una legge sui diritti delle persone omosessuali, l’obiettivo è solo quello di mettere in difficoltà il Governo e il partito di maggioranza relativa che ne fa parte? Legittima strategia di una forza di opposizione, sia chiaro, basta che questa posizione venga allora esplicitata e spiegata a tutte le persone che da trent’anni, più che una lotta tra partiti si aspettavano e si aspettano un accordo per una legge sui loro diritti negati.

- Il canguro non serve a niente!

NO, non è vero.

Utilizzare o non utilizzare lo strumento del canguro può voler dire avere o non avere una legge sui diritti, a prescindere dalle diverse posizioni esistenti in tutti i partiti. Questo perché l'emendamento Marcucci (il canguro appunto) toglierebbe di mezzo tutti quei voti segreti che grazie ai molti nemici di questa legge potrebbero non solo peggiorare, ma invalidare e rendere inefficace la legge nel suo complesso.

- Il "canguro" (meglio un emendamento premissivo di principio) è incostituzionale

No, non lo è.

Il cd. "canguro" (emendamento premissivo di principio) rientra a pieno titolo nel potere di emendamento previsto dalla procedura parlamentare, ed è presente nella prassi del Senato da quasi vent'anni.

Dunque artificioso, discutibile quanto si vuole sul piano politico, ma non incostituzionale.

- Il "canguro" annulla la discussione

Non è così.

Un emendamento premissivo di principio come quello a firma Marcucci non annulla la discussione. Evita semplicemente che si discutano gli emendamenti ostruzionistici, e quelli che vanno in contraddizione con l'impianto della legge.

Insomma: non spariscono tutti gli emendamenti, ma solo quelli pensati per minare alla base l'impianto della legge, che, se approvati, di fatto la distruggerebbero.

Sugli emendamenti che si muovono nel perimetro della legge c'è normale dibattito. Un dibattito - piccola differenza – costruttivo.

- Votate col voto palese e metteteci la faccia

Il PD per primo ha chiesto che i voti siano tutti palesi, ma purtroppo non funziona così. Perché si abbia il voto segreto, basta che 20 senatori ne facciano richiesta su temi specifici. Cosa che con ogni probabilità chiederanno proprio quei senatori interessati a fare crollare la legge, e proprio su quegli emendamenti pensati come trappole perché questo accada.

- Con due giorni si votano tutti gli emendamenti:

NO, non è vero.

Non si potrebbe votare la legge in un giorno, né in due e neanche in tre.

La discussione con questo numero di emendamenti e di incognite sul voto segreto durerà settimane.

Volete un calcolo di quanto?

Per prima cosa, quanti sono gli emendamenti? Ci sono i 580, (non 500 come viene detto) sopravvissuti degli otre 5000 presentati inizialmente dalla Lega. Ad essi ne vanno aggiunti qualche altro centinaio provenienti da NCD, FI, e destre varie (oltre ai 40 residui del PD).

In tutto, circa 800 emendamenti che non si votano in due giorni. E chi lo afferma mente sapendo di mentire.

Perché? Andiamo per punti:

• innanzitutto per via del loro contenuto, visto che come abbiamo detto specialmente quelli leghisti sono innanzitutto trappole, 500 trappole;

• per le condizioni in cui lavora l'Aula: senza relatore, senza pareri del Governo e, soprattutto, senza possibilità di contingentamento dei tempi, (massimo 2 minuti a intervento) e previsti solo per i decreti legge del governo, (non per un disegno di legge come quello per le Unioni civili in discussione);

• stando così le cose, per ogni emendamento al ddl, ogni gruppo potrebbe parlare 10 minuti. Siccome in parlamento ci sono 10 gruppi, il calcolo del tempo di discussione necessario per gli 800 emendamenti sarebbe di 1333 ore (10 min X 10 gruppi X 800 emendamenti / 60). Circa 166 giornate lavorative di 8 ore ciascuna: un anno di lavoro medio, se l’aula si riunisse tutti i giorni lavorativi occupandosi solo di questo ddl. Dato che potrebbe ridursi a 56 giorni, circa 2 mesi, ma il Senato dovrebbe riunirsi in seduta permanente notte e giorno senza mai pause, nemmeno per mangiare o dormire.

• Se, invece, vogliamo guardare il problema da un’altra angolazione, per discutere tutti gli emendamenti in due giorni (l tempo sventolato in questi giorni come realmente necessario), ossia circa 11 ore di aula, il Senato dovrebbe votare un emendamento ogni 50 secondi circa (11H*60Min*60sec/800).

- Ci avete messo 2 giorni a votare 900 emendamenti alla Costituzione allora perché dite che è impossibile?

Perché, come già detto prima, il ddl costituzionale era un ddl governativo che aveva un contingentamento dei tempi (non si poteva parlare più di due minuti a gruppo) mentre il ddl cirinnà non ha alcun contingentamento.

- Il parlamento non ha avuto tempo per discutere questo ddl

NO non è vero che il parlamento non ha avuto tempo per discutere.

La legge è in discussione dal GIUGNO 2013, e dal giugno 2013 subisce ostruzionismi di ogni forma e da ogni parte proprio per non essere approvata. E iniziamo a pensare che questo sia solo l’ennesimo.

Con il contributo inconsapevole di Giuditta Pini, Angelo Schillaci e Diritti Democratici

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Quando il tema è delicato e tocca la vita di migliaia di persone dovremmo tutti essere cauti, accorti.

La dialettica politica, il confronto e lo scontro fanno parte della democrazia e del confronto parlamentare: è la vita democratica.

Ma quando le parole, i fatti, gli articoli colpiscono le persone, il loro quotidiano, le famiglie, i rapporti umani dovremmo tutti abbassare i toni.

Nei giorni scorsi sui social venivano chieste informazioni su alcuni passaggi relativi alla discussione del ddl sulle unioni civili. Abbiamo risposto ad alcune di queste per aiutare i nostri visitatori ad avere un quadro più completo possibile.

Quando si risponde su questioni tecniche si fanno delle ipotesi che non possono soddisfare tutti i possibili scenari. Le ipotesi si fanno sui dati in possesso al momento.

Non a caso, nel cercare di ampliare la discussione abbiamo scritto: ”Sono questioni tecniche complesse (anche un po' noiose) che non possono essere esaurite ed approfondite a dovere in un commento e che, anche nella formulazione della risposta, richiederebbero molto più tempo ed un'analisi molto più approfondita”.

Ed è troppo facile contrapporre a delucidazioni tecniche, considerazioni basate su scenari diversi, che al momento rientrano solo nell’ordine delle possibilità.

Dalle voci riportate dai giornali, ad esempio, sembrerebbe che il Presidente Grasso, in cui noi riponiamo la massima fiducia, sia intenzionato – nell’ambito delle competenze e delle prerogative che, come abbiamo già osservato ieri, il Regolamento gli attribuisce, e che vanno rispettate – a sfoltire molti degli emendamenti ostruzionistici, attraverso lo strumento della dichiarazione della loro inammissibilità.

Non possiamo che accogliere con favore questa ipotesi, che andrebbe nella direzione di permettere all'Aula di lavorare in condizioni più serene ed in modo costruttivo.

Lemendamento Marcucci, di cui abbiamo parlato in questi giorni, aveva infatti il solo scopo di ricondurre i lavori dellAula pesantemente condizionati dall’assenza del Relatore – nell’alveo di una discussione costruttiva, sul merito della legge, sgomberando il campo da espedienti ostruzionistici.

Indovinare il numero di emendamenti da discutere sembra essere diventato un nuovo sport nazionale. Sono 500, no 1200, no 770.

Al momento si possono fare delle ipotesi: sono 1200, il che rende più complesso il quadro previsto nella nostra supposizione, ma se diamo credito alle indiscrezioni giornalistiche il Presidente ne potrebbe tagliare circa 500.

Alla fine, torniamo ad una cifra compresa fra 700 e 800 emendamenti, come scritto ieri.

Inoltre, veniamo a sapere da esponenti di rilievo che alcuni gruppi al Senato hanno cambiato posizione sul disegno di legge sulla Unioni Civili: non faranno più ostruzionismo!

Questa novità politica ci sorprende e, se fosse vero, non potremmo che accogliere con piacere questo nuovo indirizzo.

Finalmente anche i più restii si aprono ai bisogni di migliaia di persone che da troppo, troppo tempo aspettano di entrare a pieno titolo in possesso di eguali diritti.

Se fosse vero.

Quanto al problema del cd. “contingentamento dei tempi”, il Partito Democratico, fin dall'arrivo del disegno di legge in Aula, non ha inteso porre limiti alla discussione generale del provvedimento

La Conferenza dei Capigruppo, anche su impulso del Partito Democratico, ha agito nel quadro degli ordinari strumenti regolamentari che disciplinano la calendarizzazione dei disegni di legge e la ripartizione dei tempi tra i gruppi parlamentari.

Il Regolamento del Senato prevede – non lo abbiamo mai negato – la possibilità di ridurre i tempi della discussione, ma si tratta di ipotesi particolari, lontane dalla vicenda che viviamo in questi giorni.

È successo in passato, è vero, ma le critiche non sono mancate, anche da parte di chi oggi ci esorta ad accelerare, riducendo i tempi di discussione.

Chiarire i profili tecnici è importante, anzi direi fondamentale. Perché solo la corretta informazione mette i cittadini nella condizione di poter partecipare con consapevolezza alla vita politica del Paese.

Non perdiamo però di vista il nostro obiettivo: fare in modo che lAula del Senato si pronunci presto e bene, in modo costruttivo e senza condizionamenti ostruzionistici sul merito della legge, dando una risposta alla domanda di riconoscimento e tutela che si alza con forza da una parte importante della società italiana. E non soltanto dalle coppie omosessuali e dai loro bambini: ma da chiunque abbia davvero a cuore il risveglio civile della società italiana, e il cammino mai concluso verso la piena eguaglianza tra tutti i cittadini.

Sono i volti, le voci, i sorrisi di queste persone, troppo a lungo ignorati, che chiedono a noi rappresentanti – ed in particolare alle forze politiche che fin da subito hanno sostenuto il percorso di questo ddl - di assumerci una volta per tutte le nostre responsabilità e dare una buona legge al Paese.

Letto 5372

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Monica Cirinnà

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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