Malgrado Calabresi i Direttori di Repubblica sono ancora Mauro e Scalfari

L’analisi dell’agenda framing di Repubblica dimostra che per ora le buone intenzioni dell’ottimo editoriale di esordio di Mario Calabresi rimangono ancora pii desideri. In questo articolo tento di dimostrarlo

Letto 5763
Malgrado Calabresi i Direttori di Repubblica sono ancora Mauro e Scalfari

Forse ci vuole tempo. Ma la Repubblica, malgrado Calabresi ed il condividibilissimo editoriale di esordio, è sempre la stessa.

Calabresi aveva scritto infatti che la sua Direzione non si contraddistinguerà solo per le denunce della cose che non vanno ma proverà anche a raccontare anche il paese positivo, le tante cose che vanno.

Finora tutto ciò non si è visto e predomina nell’agenda setting e nel tono degli articoli la stessa linea livorosa di Scalfari e Mauro.

Lo abbiamo visto nelle false notizie in merito alle Unioni Civili con l’evidente obiettivo nel mettere in difficoltà il PD di Renzi e con la speranza non esplicitata ma evidente che il DDL Cirinnà vada sotto al Senato.

Lo si vede nell’accentuazione, aiutati in questo dall’Huffington di Lucia Annunziata, delle cose che ancora non vanno (e certamente ce ne sono) e dalla scarsa accentuazione di avvenimenti importanti come la visita in Italia del CEO di Cisco systems Chuk Robbins e del CEO di Apple Tim Cook.

Visite che non sono state di cortesia ma hanno portato la notizia di investimenti e di lavoro da parte dei due colossi globali (con Napoli, e quindi il sud, al centro degli investimenti di Apple che prevedono la creazione di 600 posti di lavoro).

Ed invece assistiamo e leggiamo altro (con la vergogna estrema di editorialisti e giornalisti che si schierano a difesa di Juncker e della Merlel stessa mentre in passato hanno sempre accusato Renzi di essere lo zerbino neoliberista della Merkel ed hanno sempre accusato Renzi di non fare come Obama).

E Repubblica e l’Huffington costruiscono la loro agenda framing tutta intenta a imporre il frame di un governo fallimentare falsificando con intelligenza dati e statistiche.

Pensiamo ad esempio il titolo dell’Huffington (che anticipa Repubblica) su una ricerca relativa ai dati della produzione industriale, titolo che suonava assertivamente così “Produzione industriale italiana crolla in quattro anni: per Eurostat dal 2010 al 2014 calo dell' 8,7%” seguito dalle foto di Berlusconi, Monti, Letta e Renzi. Si evita accuratamente di dire che tale crollo avvenuto nel pieno della crisi è relativo agli anni in cui il ragazzotto fiorentino era ancora Sindaco di Firenze.

Così come si evita di dire che questo dato ha avuto una inversione di tendenza nel 2015, inversione ancora timida ma con il segno più e che per rafforzare tale tendenza è stata varata una legge di stabilità espansiva e non in linea (pur rispettando tutti i parametri ed i regolamenti europei) con l’austerità predicata dai tedeschi e dai loro alleati nord europei in questi lunghi anni di crisi.

Repubblica è costretta a fare un passo indietro (mascherando, come vedremo, in altro modo la verità) quando arrivano i dati Istat relativi alla chiusura dell’industria nel 2015.

Un passo indietro relativo in quanto Repubblica mette in evidenza quelli che chiama “segnali contraddittori.”

Dando più importanza ad un calo del fatturato nel Novembre 2015 e riportando solo per dovere di cronaca l’aumento importante del fatturato nello stesso periodo.

Ed in ogni caso nell’anno 2015 scrive alla fine Repubblica (ma ormai l’ala negativa e pessimistica aveva impregnato l’intero articolo) Nel complesso, comunque, il 2015 si sta mostrando positivo per tutti: negli undici mesi dell'anno il fatturato ha registrato un incremento dell'1,1% rispetto allo stesso periodo del 2014, mentre gli ordini sono aumentati del 5,5%.”

Ma il capolavoro Repubblica lo fa sempre il 25 di Gennaio.

Il titolo on line è ansiogeno: “Italia, debito pubblico troppo alto, rischio possibili shock nel medio periodo.”

(Quello che Repubblica ellitticamente vuole comunicare però è il seguente concetto: Renzi ha alzato troppo la voce, doveva essere più cauto e adesso la Commissione UE gliela farà pagare e vedo Scalfari, Mauro e i loro corifei strofinarsi le mani).

Nell’articolo poi viene riportato invece correttamente quello che dice Juncker che è tutt’altro da quello che voleva farci intendere il titolista de la Repubblica.

Juncker dice cose diverse: “Finanze pubbliche italiane non rischiano una particolare pressione nel breve termine, ma in un arco di tempo un po' più lungo il debito resta il grande fardello da affrontare.”

Come se chi sta al governo questo non lo sapesse e non lo stia affrontando, puntando certo ad una spendig review selettiva ma soprattutto, come consigliano gli americani vicini ad Obama e tanti economisti come Amartya Sen o Fitoussi, attraverso una manovra che spinge sulla crescita.

Certo è una politica diversa da quella che vorrebbero Schauble e la Merkel ma è una politica legittima e democratica e soprattutto rispettosa di tutti i vincoli europei (vincoli di cui fanno parte anche quei decimali di flessibilità che stanno nel programma in base a cui Juncker ha avuto, glielo ricordano spesso Pittella e Roberto Gualtieri, la fiducia dell’intero gruppo del PSE in Europa).

Ma aggiunge anche la Commissione: Indebitarsi sul mercato, per il Tesoro, nonostante l'alto livello di stock pregresso, non è un problema significativo. Non preoccupa neppure Bruxelles, viste le caratteristiche di durata dei titoli di Stato e la ripartizione dei creditori tra domestici ed esteri.”

Quindi non c’è l’allarme che il titolo di Repubblica ci trasmette.

Certo nessuno vuole abbassare la guardia e tornare ai periodi dello spendi e godi ma la filosofia italiana oggi è quella di un rigore selettivo accompagnato da una spinta alla crescita (e nella legge di stabilità 2016 ci sono tanti strumenti in questa direzione che ancora, siamo a Gennaio, non hanno potuto avere gli affetti che tutti ci aspettiamo).

Leggendo quindi meglio il parere della Commissione i motivi di ottimismo prevalgono su quello di pessimismo, soprattutto quando viene elogiata l’attività riformatrice messa in campo.

Sì, è evidente che ancora il Direttore di Repubblica è il duo Mauro/Scalfari.

137 Dati social all'8 febbraio 2016


Letto 5763

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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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