L’insoddisfazione perenne dei riformisti. Non ci accontentiamo mai

A partire da una disamina della enorme massa critica dei provvedimenti sul sistema giustizia presi dal governo dei 1000 giorni facciamo una riflessione più generale sull'atteggiamento dei riformisti che, contrariamente ai rivoluzionari del tutto e subito, non si fermano mai nella loro tensione al cambiamento ed al miglioramento. E sanno che ad ogni passo ne devono seguire altri

Letto 4288
L’insoddisfazione perenne dei riformisti. Non ci accontentiamo mai

Poteva essere fatto di più nei 1000 giorni sul tema della giustizia?

Un riformista non è mai soddisfatto, sa che sempre si può fare di più. L’insoddisfazione del riformista è perenne. Ma il riformista sa che se si parte da zero e si vuole 10, se poi si ottiene 5 si festeggia e si riparte per arrivare a 10.

Nel frattempo che in futuro si completino le riforme, e ciò potrà avvenire solo se le forze riformiste vincono le elezioni e prendono il potere senza condizionamenti, (e a meno che nel frattempo non arrivino le armate rivoluzionarie per lenire la nostra insoddisfazione di riformisti attuando tutto e subito), nel frattempo possiamo dire che i risultati del governo dei 1000 giorni in tema di giustizia sono straordinari ed è un peccato che Orlando faccia due parti in commedia, essendo anche merito suo questa sfilza di provvedimenti, (merito suo certo ma senza la determinazione, scambiata per prepotenza, di un leader come Renzi, saremmo tornati alla politica dei rinvii di cui il governo Letta è stato la punta massima).

Nel corso dei 1000 giorni c’è stata l’introduzione del reato di autoriciclaggio e del reato di scambio politico mafioso (la pena aumentata con la riforma del processo penale da 4/10 anni ai 6/12 anni di reclusione).

E’ stato inoltre introdotto nel codice penale il reato ambientale (5 nuovi delitti contro l’ambiente).

E’ stata approvata una legge per il contrasto del caporalato, legge che già sta cominciando ad avere i primi arresti.

Quante manifestazioni abbiamo fatto ai tempi di Berlusconi contro la eliminazione del falso in bilancio e contro la ex Cirielli che abbreviava i tempi della prescrizione? Girotondi, popoli viola, arancione e di ogni colore che sfilavano nelle nostre strade accusando anche il PD della ditta Bersani e soci di essere in combutta con il caimano cavaliere?

Nei 1000 giorni è stato reintrodotto il reato di falso in bilancio come penalmente perseguibile.

La ex Cirielli, con l’approvazione della riforma del processo penale proprio in questi giorni, è stata mandata al macero e, a partire dai reati commessi dopo l’entrata in vigore della riforma, la prescrizione resta sospesa per 18 mesi dopo la sentenza di condanna in primo grado e per altri 18 mesi dopo la condanna in appello. Ed è prevista una prescrizione più lunga per la, corruzione in atti giudiziari, induzione indebita e truffa aggravata per conseguire erogazioni pubbliche, reati che notoriamente emergono molto tempo dopo essere stati commessi.

Contro la corruzione, oltre all’aumento dei termini della prescrizione, sono state previste pene più dure ed il recupero delle somme e soprattutto è stata enormemente rafforzata l’Autorità nazionale Anticorruzione, affidata al magistrato che ha sconfitto i casalesi e fornendolo di pieni poteri, risorse e personale.

Sono state aumentate le pene per reati predatori, quelli che più spaventano il semplice cittadino indifeso. Aumenta la pena minima per furto in abitazione (da 1-6 anni si passa a 3-6) e furto aggravato (da 1-6 a 2-6), per rapina semplice (da 3-10 a 4-10) e aggravata (da 4,6 mesi-20 a 5-20 se monoaggravata e a 6-20 se pluriaggravata) e per estorsione aggravata (da 6-20 a 7-20). Sarà più difficile, di conseguenza, ottenere la condizionale o condanne lievi in caso di riti alternativi.

Il governo dei 1000 giorni è stato il governo che ha introdotto il reato di negazionismo ed il reato di frode processuale e depistaggio (reato quest’ultimo da decenni richiesto dalle associazioni dei familiari vittime delle stragi).

Ed è di questi giorni l’approvazione finalmente della introduzione del reato di tortura, una legge che ha dovuto passare le forche caudine di tanti oppositori e che per questo non è perfetta ma finalmente l’Italia ha una legge che configura il reato di tortura come un reato comune, che si applica nei confronti di chiunque con reiterate violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minorata difesa.

Sono state prese poi misure concrete contro il sovraffollamento carcerario (che hanno prodotto risultati concreti veri anche se non ancora sufficienti) ed è stata approvata la legge delega per la riforma dell’ordinamento penitenziario.

Nel campo carcerario è stata poi completata la definitiva chiusura di quello scandalo che erano gli ospedali psichiatrici giudiziari.

Come non citare inoltre la legge sulle Unioni civili con i relativi decreti attuativi, e quella sul divorzio breve.

E, infine, la nuova e giusta legge sulla responsabilità civile dei magistrati.

Nessuna post verità potrà cancellare questo coerente ed organico insieme di nuove leggi che riguardano da più punti di vista il comparto giustizia.

Oggi l’antipatia per Renzi, l’odio per questo ragazzo determinato, la paura di tante vecchie classi dirigenti di essere finalmente sostituite da una nuova classe dirigente (tutta ancora da sperimentare, vivaddio) non fa cogliere la portata rivoluzionaria di questa intensa attività legislativa.

Quando però la polvere della polemica si sarà posata vedrete che nei libri di storia patria i 1000 giorni del governo Renzi (ed io mi auguro che ci siano altri mille e mille così) saranno ricordati positivamente per la massa critica di questi provvedimenti.

Ma noi riformisti non ci accontentiamo mai. Siamo perennemente insoddisfatti.

La differenza con i rivoluzionari sta nel fatto che i rivoluzionari raggiungono l’apice della felicità nel momento della rivoluzione dove credono di stare cambiando tutto ed in fretta (la storia delle rivoluzioni sta lì a dimostrare i disastri combinati poi quando la scintilla rivoluzionaria si è spenta e bisognava governare le cose e farle funzionare) mentre i riformisti questo culmine di felicità non lo raggiungono mai. Perché sanno che raggiunto un obiettivo parziale ci si ferma solo un attimo per brindare ma si ricomincia per lo step successivo.

Per questo speriamo di poter continuare a cambiare e che gli elettori ci riconoscano questa tensione al cambiamento. Abbiamo appena iniziato. Sarebbe un peccato fermarsi ai 1000 giorni.

Letto 4288

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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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