Zitti e mosca. Una riflessione dopo l’incontro di Assisi di “Sempre Avanti”

Non siamo più abituati a ragionare di Politica. Nei nostri circoli vige la restaurazione. Dobbiamo stare tutti zitti e mosca. Al convegno di Assisi di “Sempre Avanti” si è parlato di futuro. Poche polemiche se non quelle strettamente necessarie. Il diritto del segretario di farsi la sua segreteria. Il diritto della minoranza di dire la propria.

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Zitti e mosca. Una riflessione dopo l’incontro di Assisi di “Sempre Avanti”

Siamo talmente disabituati a ragionare di politica che qualsiasi scostamento dal pensiero dell’attuale maggioranza del PD viene accolto con fastidio, quando va bene, oppure “democraticamente” ignorato, con un atteggiamento sussiegoso di chi pensa, non si capisce in base a cosa, di avere la verità rivelata.

La critica è mal tollerata e in certe sezioni non c’è alcuna possibilità di esprimere un ragionamento compiuto perché le modalità di svolgimento delle discussioni impediscono qualunque dibattito abbia un senso.

La cosa si svolge così: la riunione è convocata alle 18,30, ma prima delle 19 non inizia. Di solito ci sono una o due introduzioni da parte di dirigenti della maggioranza che, quando va bene, parlano dai 30 minuti a un’ora. Poi tre minuti a intervento, giusto il tempo di fare una domanda con un brevissimo preambolo che la motivi. Con un po' di tolleranza riescono a parlare una decina di iscritti per un’altra ora scarsa. Infine le conclusioni per un’altra mezz’ora o quaranta minuti. A quel punto si chiude tra le 20,30 e le 21,30 e amen.

Se metti insieme il clima di non ascolto per chi interviene in dissenso e queste modalità ti spieghi come, tra qualche tempo ti ritroverai a ripetere che la base non conta nulla e a fare la periodica autocritica per gli errori fatti che “non abbiamo visto in tempo”.

Attualmente la linea che va per la maggiore è che siamo sulla strada giusta per la ripresa del PD e che le elezioni europee e comunali sono andate, tutto sommato, bene.

Il “tutto sommato” riguarda "la stagione fallimentare che il PD si è lasciata alle spalle", semplicemente rimossa a furor di primarie che hanno punito la precedente politica renziana che ha fatto toccare il minimo storico elettorale al PD. Zitti e mosca.

Se dici, numeri alla mano, che il PD ha perso voti alle europee rispetto anche al 2018 e che le comunali ci hanno visti ridimensionati, se sostieni che la linea attuale è un ritorno insensato al passato, addirittura precedente al PD, e che il così detto “nuovo PD” ha le stesse “care” vecchie facce degli ex nuovi DS, PDS, Margherita, Asinelli e perfino Pci e Dc, con qualche importazione di “giovani” combattenti contro il PD, non sei conforme e degno di risposta.

Se dici che sulla linea politica attuale scavando oltre il fondo del barile puoi arrivare al massimo ad un bell’inutile 30% e se, per questo, proponi politiche e obbiettivi alternativi vieni subito tacciato di fuoco amico da quelli che l’hanno esercitato per oltre due anni, non in sezione, ma nei TG nazionali, contribuendo in modo determinante alla sconfitta del 2018. Allora il fine giustificava i mezzi, meglio perdere che darla vinta a Renzi, nel 2016 con replica nel 2018.

Ad Assisi, finalmente, un pezzo importante del PD ha parlato di strategia politica e di programmi. Alternativi, ovviamente, ma sono state le idee a tenere banco. La polemica è stata solo qualche battuta in risposta a quelle velenose che arrivavano dalla maggioranza tramite le agenzie.

Ad Assisi la parte più ampia e compatta della minoranza del PD ha ribadito la legittimità del segretario di comporre la segreteria del partito a suo piacimento, riaffermando la volontà già espressa di non farne parte, ma anche quella di far valere il diritto a dire la propria idea, senza polemiche, ma con lealtà e nettezza.

Oggi nel PD l’unica novità è che la minoranza attuale non va in TV a sputtanare Zingaretti e il PD, ma ha fatto campagna elettorale ventre a terra senza fare polemiche, ha dimostrato spirito unitario e lealtà che l’attuale maggioranza, quando era minoranza, non ha mai dimostrato.

Ma sarà permesso, negli organismi dirigenti o nelle riunioni di sezione esprimere, civilmente e motivatamente, il proprio dissenso per aiutare a correggere ciò che si ritiene sbagliato? O stare nel PD non fa differenza con lo stare nella Lega o nel M5S?

E basta con questo atteggiamento ridicolo secondo cui prima si scatena una guerra per oltre due anni poi, dopo vinto il congresso, si pretende che nessuno fiati più in nome di una unità a senso unico. Puerile.

Io il PD l’ho fondato, non me ne vado e combatterò perché sia quello che decidemmo dovesse essere nel 2008. Giudico dagli scostamenti da quella linea, oggi abbandonata, ma giusta più che mai.

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