L’astensionismo, il voto al PD e il tentativo fallito dell’omino di Bettola

Enzo Puro affronta il tema dell’astensionismo, delle differenti caratteristiche strutturali tra voto amministrativo e voto politico ed il ruolo avuto dall’omino di Bettola e dai suoi compari della vecchia ditta

Letto 6865
L’astensionismo, il voto al PD e il tentativo fallito dell’omino di Bettola

1-UNA DIFFERENZA NON DA POCO

Naturalmente il tema del dopo regionali è l'astensionismo.

Ed è un tema serio.

Sarebbe bene però evitare analisi molto provinciali ed italocentriche.

Ed avere bene in testa che la disaffezione dal voto non è una caratteristica italiana ma colpisce l'intera Europa.

Ed abbiamo visto all'opera questa disaffezione di recente in Spagna, Francia e Gran Bretagna.

Il 31 maggio ha colpito l'Italia.

C'è però una sola differenza fra queste nazioni.

Essa consiste nel fatto che in Francia Spagna e Gran Bretagna la sinistra riformista (Labour, Psoe e Psf) ha perso amministrazioni e collegi. In Italia, invece, malgrado l'astensionismo abbia colpito anche il PD, questo Partito ha conquistato 5 regioni su 7, lasciando per strada la piccola Liguria e conquistando la popolosa Campania.

E non è una differenza da poco.

Solo riconoscendo questo poi possiamo passare a vedere cosa si può fare di più e meglio, correggere gli errori. Infatti, al netto delle scelte infantili e tafazziane di Cofferati e del comportamento abominevole della rancorosy, forse aver presentato in Liguria una giovane esponente del vecchio establishment non è stata la scelta migliore.

2-VOTO AMMINISTRATIVO E VOTO POLITICO .CARATTERISTICHE STRUTTURALI. IL VOTO AL PD.

L'altro tema, dentro un quadro di forte disaffezione dal voto, è il voto al Partito Democratico.

Ed è un tema complicato perché i paragoni con le elezioni europee servono solo per scrivere qualche articolo di giornale per affermare che si è esaurita la spinta propulsiva di Renzi.

Innanzitutto il voto amministrativo ha una caratteristica strutturale diversa dal voto politico (europeo o nazionale).

Perché nel voto amministrativo esplode la quantità delle liste e di conseguenze dei candidati eletti con preferenza.

C'è una offerta politica più ampia e, dentro una stessa coalizione che ha lo stesso candidato Presidente (o Sindaco), c'è più scelta.

Insomma voglio dire che l'elettore capisce che quel che conta è far eleggere il Presidente o il Sindaco e il voto di fedeltà al partito diventa secondario.

Ma nelle elezioni amministrative c'è un altra variante che rende non paragonabile il voto con quello politico.

E si tratta della possibilità che ha l'elettore di votare solo il candidato Presidente senza votare alcun partito.

Ho fatto due conti e per esempio in Veneto la Moretti da sola ha preso oltre 133.000 voti (il PD ne ha presi 307,000).

Ed è chiaro che in una elezione politica quei voti sarebbero andati al PD. E lo stesso discorso vale per i voti delle liste, civiche o meno, messe in piedi dai Presidenti, una gran parte dei quali sarebbero voti che in una elezione politica andrebbero al PD.

Evitiamo (se non vogliamo fare solo propaganda antirenziana) comparazioni impossibili e ragioniamo sui freddi dati.

Tutto bene dunque? Certo che no.

Il 5 a 2 non ci deve nascondere i problemi per il PD che il voto segnala (al netto dell'effetto che sul voto di opinione ha avuto l'abominevole messa in scena finale della rancorosy).

E sono problemi di reale rinnovamento della classe dirigente locale, di prove di governo regionale non sempre esaltanti e della scelta di candidati sbagliati come forse è stata la Paita (anche qui, come dicevo prima e mi ripeto, al netto delle scelte vergognose fatte dal duo possibilista Civati e Cofferati che con la loro scissioncina hanno portato a casa 1 solo consigliere, un misero 3%, lavorando però per il re di Prussia).

3-NON CI SONO RIUSCITI STAVOLTA E CREDO NON CI RIUSCIRANNO PIU'.

L'omino di Bettola insieme a baffino detto il migliore e coadiuvato da nonna abelarda in camusso e dalla rancorosy avevano un obiettivo chiaro, lo stesso che l'omino di Bettola e baffino detto il miglore avevano ai tempi di Veltroni e cioè utilizzare la perdita delle regioni in cui si votava e poi costringere il premier o a trattare o a dimettersi.

Che questo fosse l'obiettivo è risultato chiaro sia dagli atti compiuti che dalle scelte fatte durante la campagna elettorale dai soldati della ditta (scelte rese note dai loro post su facebook), soldati che io conosco bene essendo stato uno dei loro, prima del mio ravvedimento e della caduta delle fette di prosciutto dai miei occhi.

Da parte di questa soldataglia per tutta la campagna elettorale solo fango sul PD e sul premier, dichiarazioni di non voto ed appelli alla diserzione (più chiara la scelta di pippetto il possibilista che almeno diceva chiaramente che loro lavoravano per far perdere il PD in Liguria, risultato raggiunto in pieno).

Ma l'establishment detronizzato della ditta non ha raggiunto il suo obiettivo.

E' vero che la loro azione sotterranea e il loro fuoco amico durante tutta la campagna elettorale ha prodotto falle e fatto aumentare l'astensionismo di sinistra ma non fino al punto di raggiungere l'obiettivo da loro sognato e cioè la perdita del governo nella maggioranza delle regioni al voto.

Ci sono riusciti nella piccola Liguria (malgrado la parata dell'ultimo giorno dell'omino di Bettola e del giovane vecchio funzionario lucano che si sono fatti vedere di notte in Liguria) ma non nella popolosa Campania. Ed è finita 5 a 2. Speravano che finisse 4 a 3 o peggio. Invece loro malgrado i candidati regionali del PD hanno vinto in 5 realtà.

Sono certo che il gruppo dirigente nazionale adesso correrà ai ripari per turare le falle che pure si sono aperte ma senza cedere nulla della carica innovativa e riformatrice finora messa in campo.

Non ci sono riusciti stavolta e credo che non ci riusciranno più.

045 Dati social all'8 febbraio 2016


Letto 6865

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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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