Perché il PD, malgrado le tante cose buone fatte, può perdere le elezioni nazionali

Una cruda analisi sui motivi per cui c’è la possibilità che il PD ed il centrosinistra perdano le elezioni politiche, malgrado 4 anni di ottime leggi approvate e malgrado questo PD abbia accompagnato per mano il nostro paese ad uscire dalla crisi. La macchina della paura è in azione da tempo, non si è fatto nulla per contrastarla ed ormai su questo non si può più fare alcunché. Dobbiamo solo sperare

Letto 11485
Perché il PD, malgrado le tante cose buone fatte, può perdere le elezioni nazionali

Perché, malgrado le straordinarie performance economiche del nostro paese che vede una crescita superiore a quella di Germania e Francia, perché malgrado un riallineamento del numero degli occupati a quelli che c’erano prima del 2008 e della grande crisi globale, perché malgrado tutto questo c’è la possibilità che il PD ed il centrosinistra di governo non vincano le elezioni politiche nazionali?

Perché può accadere questo malgrado la mole enorme di riforme portate a casa da un governo e da un Parlamento tra i più prolifici degli ultimi anni?

E parliamo, senza tema di essere smentiti, della legge contro il caporalato. Della introduzione degli ecoreati. Della reintroduzione del falso in bilancio. Della legge contro le dimissioni in bianco. Della protezione del welfare ai lavoratori delle imprese sotto i 15 dipendenti. Della legge sul dopo di noi. Della legge sulle Unioni civili. Della legge con costituzione del relativo fondo contro la povertà.

Parliamo della posizione ormai consolidata del PD contro l’austerità e per una nuova Europa. Della crescita economica superiore a quella della Germania. Della occupazione che non diminuisce più come fino al 2014 ma anzi aumenta. Del rilancio dell’export. Della eliminazione dell’IMU sulla prima casa, sugli imbullonati e sui terreni agricoli.

Parliamo degli investimenti da 13 miliardi per industria 4.0. Del piano Marshall messo in campo da Delrio riguardante il trasporto pubblico locale, la rete ferroviaria e la rete stradale soprattutto nel Sud.

E parliamo dei finanziamenti messi per la bonifica dell’area di Bagnoli. Dei 5 miliardi e 300 milioni destinati al rilancio produttivo ed aziendale dell’ILVA, alle bonifiche del territorio ed al pagamento dei creditori. Dei finanziamenti per la bonifica della terra dei fuochi. Dei consistenti finanziamento pluriennali per il risanamento idrogeologico del nostro paese. Di quelli ventennali per la messa a norma antisismica dei nostri meravigliosi Borghi?

E mi fermo qui, essendo certo di dimenticare qualcosa.

Perché allora il PD rischia di perdere e di riconsegnare il paese alla destra di marca leghista?

Può accadere, è già accaduto negli USA con la sconfitta dei Democratici malgrado il buongoverno di Obama e l’uscita dalla crisi, sotto la sua Presidenza, della grande potenza americana. Ed invece ha vinto Trump.

Io penso che questo rischio esiste perché da tempo è entrata in funzione la macchina costruttrice di paure.

Come ci insegnano ormai tutti i grandi sociologi europei la paura è l’arma attraverso cui i grandi poteri sovranazionali tendono a tenere i popoli sotto il loro giogo.

E’ la paura di non farcela, di cadere, la paura dell’altro, del vicino, della criminalità, del diverso, dello straniero. Una paura che è ancora più forte dopo i drammi della crisi globale scoppiata nel 2008 e che i poteri transnazionali hanno utilizzato per allontanare da sé le responsabilità di quella crisi.

E se è vero che stiamo uscendo dalla crisi economica globale tra le più pesanti della recente storia del sistema di mercato, è pure vero che gli effetti pieni della ripresa ancora non sono così visibili nella vita quotidiana delle persone.

Ed è in questo limbo di tempo che i costruttori delle paure si inseriscono.

E la paura sposta consensi elettorali verso la destra (grillo fascia o di impronta leghista). Malgrado le straordinarie imprese di un PD magistralmente guidato dal giovane fiorentino (non date retta alle stupidaggini sulla sua antipatia e sul fatto che voglia fare tutto da solo).

I poteri che vogliono continuare a dominare il mondo senza avere tra i piedi quella rottura di scatole della Politica, delle sue Istituzioni rafforzate (è anche per questo che è accaduto il 4 dicembre) hanno bisogno del caos, hanno bisogno di una politica debole, incapace, arruffona ed arraffona: E cosa c’è di più funzionale a questo obiettivo che un trionfo delle destre populiste (variamente articolate)?

Mi tornano in mente le parole di un grande filosofo marxista italiano che recentemente ha sostenuto, ricordando un vecchio slogan della estrema sinistra che diceva “lo Stato si abbatte non si cambia”, che oggi a voler abbattere lo Stato, la Politica, le Istituzioni sono i poteri sovranazionali economici e finanziari che dominano il mondo. Come cambiano le cose, i punti di vista, le visioni della realtà!!!

Si poteva fare qualcosa per contrastare questa ondata di paura?

Io credo di sì anche se ormai temo sia troppo tardi.

Non basta la meritoria opera di un bravo ministro come Minniti.

Bisognava impostare il tema da molto prima ed in maniera positiva. L’onda di paura, che esaspera situazioni reali e che non dobbiamo sottovalutare (come da sempre fa una certa sinistra, e su questo Minniti ha pienamente ragione), doveva essere contrastata con le sue stesse armi che sono quelle della narrazione e della costruzione di frame alternativi. Si dovevano scientificamente raccontare, raccontare e riraccontare storie reali vere e raccontarle contrapponendole alle storie messe in campo dalla macchina avversaria.

Bisognava raccontare rendendole esemplari le migliaia e migliaia di storie della integrazione, esaltare quelle vite di migranti che si spaccano la schiena onestamente a lavorare nel nostro paese, esaltare quegli episodi esemplari in cui il migrante è stato protagonista positivo.

Fare questo è un lavoro politico di prima importanza e non è mai stato fatto dalla sinistra e nemmeno dal PD, bersaniano o renziano che sia.

Ad avere campo libero sono state le narrazioni negative messe in campo da una raffinatissima macchina della paura ed abbiamo consentito che quelle narrazioni si inscrivessero come la sola verità dentro le sinapsi neuronali delle persone approfittando del fatto che chi è in difficoltà (e parlo di larghissimi strati popolari) cerca sempre nell’altro, nel diverso, nel lontano da sé la responsabilità dei propri problemi.

Perché, come ci insegnava mirabilmente Ulrich Beck, ci inducono a cercare soluzioni biografiche a quelli che invece sono problemi sistemici.

Oggi tutto questo è accentuato da una potenza della comunicazione che non ha eguali, ma è sempre stato così da Nerone che incolpava, tra gli applausi del popolo romano, i cristiani dell’incendio della Suburra a Hitler che individuava gli ebrei come capro espiatorio delle difficoltà vissute dalla Germania nel primo dopo guerra.

Speriamo, malgrado tutto ciò, di farcela ugualmente, speriamo che prevalgano nel popolo italiano gli aspetti positivi degli ultimi 4 anni, dell’essere il PD il Partito che ha traghettato l’Italia fuori dalla crisi, come orgogliosamente e giustamente ha rivendicato Renzi a Napoli.

Non è un problema di essere più o meno di sinistra, non è un problema di giuste alleanze. Dobbiamo solo augurarci che non prevalga l’istinto securitario che da tempo la macchina della paura sta titillando a piene mani, sapendo che su questo ormai non abbiamo più tempo per rimediare (queste cose non si fanno in campagna elettorale ma si costruiscono prima).

Letto 11485

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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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