Salvatore Buzzi e la sinistra romana (sia quella antagonista che quella riformista)

Enzo Puro spiega a suo modo di vedere la natura dei rapporti di Salvatore Buzzi con tutta la sinistra romana che lo considerava una specie di subcomandante Marcos o un bravo cooperante riformista (al netto naturalmente di quelli cui si proverà l’azione corruttiva)

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Salvatore Buzzi e la sinistra romana (sia quella antagonista che quella riformista)

Malgrado abbia avuto per 15 anni ruoli di governo in questa città e sia stato alla fine degli anni 90 anche membro della segreteria cittadina dei DS non ho mai conosciuto Salvatore Buzzi.

Me l’hanno presentato ad un convegno sulla situazione delle carceri nel Lazio una settimana prima che lo arrestassero e prima di allora non sarei stato neanche capace di identificarlo fisicamente.

Sapevo chi era naturalmente, Presidente e fondatore di una importantissima cooperativa che dava lavoro alla parte più debole della società, una cooperativa che al suo battesimo aveva visto la presenza di Don Luigi Di Liegro e di Laura Lombardo Radice in Ingrao. E su cui con parole di esaltante elogio aveva scritto su Repubblica la grande giornalista Miriam Mafai.

E questo era nell’immaginario collettivo della sinistra romana Salvatore Buzzi e la sua 29 giugno.

Per questo trovo ridicola e sbagliata la linea difensiva di tanti, a partire dal vicesindaco Luigi Nieri (prima lista di lotta, poi rifondazione oggi SEL) e di tanti altri compagni del PD, che puntano a prendere le distanze quando sappiamo tutti che per anni è stato considerato una specie di subcomandante Marcos o, più riformisticamente, un cooperatore di successo. E che come tale parlava con tutti ed era ricevuto da tutti, o quasi tutti perché qualcuno che non amava i suoi modi spicci c’era, anche prima dello scoppio dello scandalo.

Sarebbe più serio e più utile riconoscere invece (da parte di questi compagni appartenenti a tutte le anime della sinistra romana) di aver preso una delle toppe più grandi della propria vita politica e di essersi fatti infinocchiare da un furbastro pericoloso e senza morale, di aver dato credito ad uno che non aveva problemi ad avere rapporti con fascisti e mafiosi in piena attività.

Sarebbe più serio dire “si l’ho conosciuto bene, pensavo fosse una persona che aveva riscattato il suo passato, che aveva fatto un percorso e che svolgeva un ruolo sociale importante. Sono un coglione ed un incapace perché non mi ero accorto di ciò che nel profondo andava mettendo in piedi”.

Naturalmente questo discorso vale per i tanti (e sono la maggioranza tra quelli che i giornali tirano in ballo sulla base degli schizzi di merda che Buzzi ha disseminato nelle sue telefonate intercettate) che non ci sono stati al gioco delle tangenti, non vale certamente per quelli che la magistratura (e solo la magistratura non i processi di piazza come sta avvenendo) alla fine ci dirà che sono complici, conniventi e corrotti.

051 Dati social all'8 febbraio 2016


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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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