La base del PD non sta a Trastevere

Enzo Puro smaschera il clichè usato da molti giornalisti che identificano la “base” del PD con i militanti di Trastevere e Giubbonari, quartieri non certamente abitati dal popolino romano, quello con il quale ormai una certa sinistra non ha più consonanza, preferendo i salottini al caviale

Letto 4375
La base del PD non sta a Trastevere

L’Huffington post pubblica un lungo articolo su una assemblea svoltasi nel circolo di Trastevere con Fabrizio Barca sulla questione Marino e ne parla come l’assemblea della “base” del PD.

Non si capisce perché ma quando i giornalisti devono parlare della “mitica base” del PD parlano sempre o della storica sede di via dei Giubbonari (a pochi metri da Campo dei Fiori) oppure, come in questo caso, della sede del circolo Trastevere.

Trastevere e Campo dei Fiori quartieri dove certamente non vivono operai, lavoratori, proletari e disoccupati. Da molti anni ormai la terziarizzazione ed i prezzi di quelle abitazioni hanno espulso gran parte del popolo che un tempo vi abitava.

Quartieri dove vivono i rappresentanti di quella intellighenzia allargata e riflessiva, figli o nipoti della media e grande borghesia romana che per anni sono stati gli elettori privilegiati dalla sinistra (che trascurava il popolino e si entusiasmava verso la cultura girotondina e radical chic di quella sinistra al caviale che si riunisce nei salottini alternativi con cibi vegani e vino biologico).

State pur certi che se si fa una assemblea popolare composta e partecipata a Torbellamonaca o a Corviale o a Torpigna o a Pietralata nessun giornalista riporterà l’opinione di quelle persone.

Invece poche decine di persone con la erre arrotondata (tanto per usare anche io un clichè) si riuniscono a Trastevere e (si direbbe un tempo) giù fiumi di inchiostro.

Certo la nostra base è confusa e in difficoltà ma non è rappresentata da quelli di Trastevere.

Io vivo in uno dei quartieri più rossi di Roma, qua si vinse anche quando Storace nel 2000 conquistò la Regione Lazio sbaragliandoci. Ed in questi giorni ho visto ed incontrato tanti compagni, dirigenti e militanti dei circoli dell’ex sesto Municipio. E posso contare sulle punta delle dita quei compagni che non condividevano le dimissioni da parte dei nostri 19 consiglieri.

Ed anche questa è base. Che non strepita, che non si agita, che è preoccupata per la nostra città e per il futuro del Partito Democratico romano. Una base che a parte qualche caso si è ben guardata dal partecipare alle manifestazioni in Campidoglio pro Marino.

E che da prima che tutto questo accadesse era preoccupata per il malgoverno della città da parte di un Sindaco che era vissuto come distante e lontano.

E sono certo che quelle decine di compagni che hanno affollato la piccola sede di Trastevere sono gli stessi che mesi fa chiedevano la convocazione della Assemblea cittadina del PD, quella Assemblea eletta da un Partito in cui comandavano pochi capibastone e che era l’espressione, appunto, di questa deriva che tutti a parole disprezzano. Una assemblea cittadina di un Partito che era diventato (solo vicini ai congressi) un tesseramentificio.

E non capivano quei compagni (sicuramente gli stessi che erano l’altra sera a Trastevere) che la scelta dura di commissariare il Partito romano era un atto straordinario dettato da una situazione straordinaria. Ed a quelli che parlano di sospensione della democrazia vorrei dire che una democrazia malata e che produce le cancrene che conosciamo produce certo più danni di una momentanea sospensione finalizzata a bonificare il terreno di gioco ed a svolgere un Congresso, liberati il più possibile dalle dinamiche che ne hanno inquinato gli ultimi.

Nel merito delle questioni, rimandando a questo link per le motivazioni vere di ciò che è accaduto Cosa è accaduto a Roma? La difficoltà a trovare parole giuste che lo spieghino, vorrei concludere ricordando che è falso affermare che il PD e Renzi di punto in bianco hanno scaricato Ignazio Marino.

Basterebbe ricordare la storia della norma Salva Roma che ha permesso al Campidoglio di affrontare l’eredita degli 800 milioni di euro lasciato da Alemanno. Quella norma scritta appositamente male e che per questo per due volte fu fatta cadere in Parlamento. E fu grazie ai gruppi del PD, che la riscrissero, che quella norma poté’ essere approvata.

Così come basterebbe ricordare che furono esponenti del PD che affiancarono Marino e la sua Giunta per il piano di rientro.

E ricordare che è stato il governo Renzi a riconoscere gli extra costi della capitale, una misura chiesta da tanti anni e di cui non riuscirono a beneficiare né Rutelli né Veltroni.

E bisognerebbe infine ricordare che quando scoppiò Mafia capitale il povero Orfini mise il suo corpo davanti a quello di Marino per difenderlo da tutti gli schizzi di merda e dagli attacchi dei giornali e giornalisti, (gli stessi che oggi fanno a gara a difenderlo ed a trasformarlo in un martire della democrazia mentre Orfini viene dipinto come un aguzzino).

Marino, con una procedura che gli ha impedito di subire l’umiliazione di essere sfiduciato nell’aula di Giulio Cesare, è stato dimissionato dopo che sono state provate tutte, fino all’ultimo incontro serale con Causi ed Orfini per trovare una via di uscita e dove Marino ha omesso di informarli di un piccolo particolare e cioè l’avviso di garanzia che aveva ricevuto da parte della Procura. La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Tale da far arrabbiare anche un professore sobrio e misurato come Marco Causi.

114 Dati social all'8 febbraio 2016


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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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