Impressionante come stiano tentando di cancellare la storia degli ultimi decenni. Il caso del mercato del lavoro, dell’ILVA e della Scuola

È in corso un tentativo di cancellare la storia italiana degli ultimi decenni. Per scaricare sugli ultimi arrivati tutte le responsabilità. Quegli ultimi arrivati costretti, per rilanciare il nostro paese, a spalare la merda che le vecchie classi dirigenti (politici, imprenditori, banchieri, giornalisti) avevano lasciato che si accumulasse (chi per interesse diretto, chi per complicità servile). Provo a smontare questa narrazione affrontando la storia del mercato del lavoro, dell’Ilva e della scuola pubblica

Letto 5800
Impressionante come stiano tentando di cancellare la storia degli ultimi decenni. Il caso del mercato del lavoro, dell’ILVA e della Scuola

È impressionante il tentativo di scaricare i problemi della sinistra e, più in generale, del nostro paese, sugli ultimi arrivati, su una classe dirigente giovane che pur volendo non avrebbe avuto il tempo di compiere tutti i disastri che gli vengono imputati.

Ed è impressionante come venga cancellata la storia degli ultimi decenni, sia quella della sinistra italiana e dei suoi dirigenti sia quella, più in generale, del nostro paese.

Prendo solo 3 esempi tra i tantissimi che potrei fare per dimostrare che questo tentativo è in atto e si sta tentando di farlo diventare senso comune: il mercato del lavoro, l’Ilva e la scuola pubblica.

1 - Sembra che tutti i problemi nascano dal jobs act e che prima invece non ci sia stata una sinistra ed un centrodestra che sulla precarizzazione del lavoro dagli anni 90 in poi sono andati sulla stessa strada. E sembra inoltre che il 2008 non sia esistito, una crisi globale spaventosa che ha visto fallire banche, chiudere imprese, vedere Stati andare quasi in default, provocare milioni e milioni di disoccupati.

No, tutto nasce con il Jobs act. Dimenticando che fino al 2014 erano più i licenziamenti che le assunzioni (malgrado le tutele dell’articolo 18) e che le scarse assunzioni che venivano fatte erano per l’80% precarie ed estremamente flessibili.

Con il jobs act e con le politiche per la crescita dei 1000 giorni grazie anche alla attenuazione della austerità ottenuta da Matteo Renzi a Bruxelles, quel trend si è invertito.

Prima del 2014, dicevamo, erano più i licenziamenti che le assunzioni (senza parlare delle enormi cifre di lavoratori in cassa integrazione), dopo il 2014 sono più le assunzioni che i licenziamenti, con le nuove assunzioni al 60% circa a tempo indeterminato (senza parlare della diminuzione delle ore di cassa integrazione dovute al rilancio produttivo).

I disastri sono stati quindi fatti dalle vecchie classi dirigenti di centrodestra (che oggi tentano di riaccreditarsi) ma anche di sinistra (quei reduci settantenni che oggi fanno i massimalisti pensando di cancellare così le pesanti loro responsabilità sui fallimenti della sinistra).

Ed è, ripeto, impressionante vedere questo tentativo mediatico e politico di gettare discredito su chi è arrivato al potere da poco, ed ha provato, riuscendoci (o almeno non facendo danni), a far ripartire l’Italia, spalando la merda che le classi dirigenti del passato (di destra e di sinistra) avevano accumulato.

2 - Emblematico anche il caso dell’ILVA. La necessità di una riconversione ambientale dell’ILVA e di un suo rilancio produttivo erano questioni note da decenni. La crisi produttiva e la crisi ambientale erano noti anche a chi, da sinistra, ha fatto il ministro delle attività produttive nei governi di centrosinistra del passato. Senza che nessuno prendesse una iniziativa seria. Tante chiacchere, Tanti convegni. Ed anche sottoscrizioni legali, ma certamente inopportune, dei Riva alla campagna elettorale di Bersani.

Fino a quando, per colpa di chi in passato è stato a guardare, scoppia la crisi e rischiano il posto di lavoro decine di migliaia di lavoratori con lo spegnimento degli altiforni. Sulla questione ambientale poi c’è un pesante intervento della magistratura che fa prevedere il peggio, la rovina per quelle decine di migliaia di famiglie (l’intreccio tra crisi produttiva ed intervento della magistratura rischia di essere davvero devastante).

È solo dopo il 2014 che il governo mette le risorse per salvare il sito industriale, mantenendolo in attività durante la fase commissariale, indicendo una gara per il passaggio di proprietà e investendo anche tanti soldi per la bonifica dell’impianto e per l’intera area di Taranto.

Oggi siamo in un momento delicato, c’è la nuova proprietà e c’è una durissima trattativa con i sindacati che speriamo vada bene.

Ma il dato da sottolineare è che il sito produttivo è salvo mentre prima del 2014 si parlava della sua chiusura definitiva e che sono previsti tanti finanziamenti per la bonifica, attività che tra l’altro assorbirà eventuali esuberi previsti dal piano industriale su cui si sta trattando.

Ed è, ripeto ancora, impressionante vedere questo tentativo mediatico e politico di gettare discredito su chi è arrivato al potere da poco ed ha provato, riuscendoci (o almeno non facendo danni), a far ripartire il polo dell’acciaio italiano, spalando la merda che le classi dirigenti del passato (di destra e di sinistra) avevano accumulato anche sull’Ilva.

3 - Per ultimo esaminiamo il caso della Scuola italiana.

Prima del 2014 essa è stata sottoposta a tagli traumatici sia dai governi di centrosinistra (che non solo non ci hanno mai messo un euro in più ma che spesso hanno anche sforbiciato il bilancio nazionale in nome della riduzione del debito pubblico) sia soprattutto dai governi di centrodestra che l’hanno saccheggiata, riducendo il personale e tagliandone selvaggiamente le risorse.

Tutti ricordiamo i dolorosi tagli della Gelmini, tagli al personale ma anche tagli alle sperimentazioni didattiche che avevano fatto ad esempio della scuola elementare un esempio di buone prassi.

Dopo il 2014 avviene una cosa che ha del miracoloso. I fondi in bilancio aumentano e vengono investiti per una poderosa campagna di nuove assunzioni e fine del precariato, per la formazione degli insegnanti, per il funzionamento delle scuole, per assunzione anche di ATA e Presidi, per un rilancio dell’edilizia scolastica.

Ed insieme a questo aumento del budget della scuola pubblica viene fatta una riforma che rilancia l’autonomia della scuola legandola ai territori e ne disegna un nuovo modello con tanti decreti delegati (tra cui l’intervento sullo 0-6 che dà valore educativo ai Nidi e li toglie dalla loro classificazione di servizi a domanda individuale). Certo forse la ex ministra Giannini qualche errore, soprattutto relazionale, lo ha fatto, dando per scontato tante cose, ma adesso la ministra Fedeli, da vecchia sindacalista riformista, sta rimettendo le cose a posto. Eppure a sinistra sembra che dovremmo vergognarci di tutto questo. Dovremmo vergognarci cioè di aver rimesso al centro la scuola pubblica, di averne aumentato la disponibilità finanziaria.

Ed è davvero impressionante che a cavalcare questa campagna sono sempre quelle vecchie classi dirigenti della sinistra che quando, prima del 2014, hanno avuto il potere hanno contribuito a devastare la scuola pubblica. È impressionante ascoltarli denigrare chi è arrivato al potere da poco e che ha dovuto raccogliere la loro pessima eredità, spalando la merda che essi avevano contribuito ad accumulare.

E parlano di decadenza dell’Italia proprio coloro che nei decenni passati, a destra come a sinistra, hanno lavorato di gran lena a questa decadenza.

Non sono un tifoso né un fanatico. Ho l’esperienza e gli anni per poter giudicare oggettivamente.

Ebbene sottolineare la decadenza del nostro paese proprio negli anni in cui a fatica da quella decadenza economica, civile e morale stiamo uscendo (nascondendo le vere responsabilità del passato e facendo di tutta l’erba un fascio) è invece da tifosi e da fanatici.

Letto 5800

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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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